Per Confindustria Toscana Nord serve proteggere le aziende meno strutturate dal rischio di dover pagare premi troppo alti.
L’obbligo per le imprese di stipulare una polizza di assicurazione sulle catastrofi naturali dal prossimo 31 dicembre, ormai sicuro dopo la bocciatura in Parlamento di un emendamento per la proroga, impensierisce soprattutto le Pmi – in Toscana, così come a livello nazionale – chiamate a nuovi oneri. “Fra le aziende più grandi, più strutturate, ce ne sono diverse che già le hanno, quelle più piccole magari no”, osserva Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord, secondo cui con l’obbligo alle porte “si dovrà mettere nelle condizioni anche queste piccole, che hanno anche meno potere conflittuale, di doversi assicurare, quindi bisogna tutelarle”.
Matteini è alla guida dell’associazione che raduna gli imprenditori dei territori maggiormente colpiti dall’alluvione di novembre 2023 – le province di Prato e Pistoia. Imprenditori che, in non pochi casi, erano assicurati contro il rischio idrogeologico, a dispetto dei rimproveri del ministro Nello Musumeci sulla scarsa propensione delle aziende a ricorrere allo strumento. Però, rivela il presidente di Confindustria Toscana Nord, “tutte le aziende assicurate devono ancora ricevere rimborsi per l’alluvione di novembre, quindi solamente fra qualche mese cominceremo a capire tempi e difficoltà che hanno le aziende ad avere rimborsi, anche se erano assicurate”.
Le novità della normativa
I rischi catastrofali contemplati dalla nuova normativa sono terremoti, alluvioni, frane, inondazioni, esondazioni. Non è prevista una dichiarazione ufficiale di stato di calamità. La sanzione per il mancato rispetto dell’obbligo di assicurazione per le imprese è l’esclusione da contributi, sovvenzioni, agevolazioni, inclusi quelli connessi ad eventi calamitosi e catastrofali. I beni coperti sono le immobilizzazioni materiali costituite da terreni e fabbricati, impianti e macchinari, attrezzature industriali e commerciali. Sono esclusi gli attivi circolanti.
Il contratto assicurativo deve avere premi proporzionali al rischio, e può includere una franchigia fino al 15% del danno. Sace può fungere da riassicuratore, a prezzi di mercato, fino al 50% degli indennizzi e fino a 5 miliardi annui nel triennio 2024-26 e tale impegno ha la garanzia dello Stato, esplicita, incondizionata, irrevocabile, a prima richiesta e senza regresso. I dettagli sull’attuazione di questa misura sono affidati al ministero dell’Economia e a quello delle Imprese e del made in Italy, chiamati a realizzare rapidamente i decreti attuativi con il supporto dell’Ivass – l’Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni, in modo da concedere alle imprese un tempo sufficiente per adeguarsi.
Una corsa contro il tempo per le imprese
“Le compagnie assicurative, ma anche noi di Confindustria, stiamo facendo la mappatura delle aree – spiega Matteini -, per cui ci sono aree più o meno care dal punto di vista dei premi, dipende da dove sono situate, e poi dipenderà da che impatto potrebbe avere un evento del genere, perché un conto è la copertura su un immobile, ma ci sono aziende che hanno tipi diversi di magazzini, di macchinari… posso soltanto dire che la tendenza di questi premi per il futuro è al rialzo, un forte rialzo. Spero che il tavolo che abbiamo aperto a livello nazionale trovi una sintesi per scongiurare che si vada verso delle cifre non praticabili”.
Si tratta di un lavoro collettivo da eseguire in tempi brevi, per rispondere all’input del governo, dare tempo alle imprese, ma di grande complessità – anche per le compagnie d’assicurazione – perché la variabilità dei prezzi potrebbe risultare molto elevata. “Il prezzo della copertura può variare significativamente da zona a zona – ha osservato Riccardo Cesari, consigliere Ivass, in un convegno a Firenze nel dicembre scorso – per le caratteristiche idrogeologiche delle varie aree. In assenza di un sufficiente grado di mutualità, il pricing può risultare elevato proprio in aree a basso valore aggiunto. I tempi di applicazione della norma possono non essere sufficienti per l’implementazione di misure di mitigazione adeguate a ridurre in modo apprezzabile l’esposizione al rischio e quindi il costo della copertura”.
Il rischio è il rialzo insostenibile dei premi
Infatti, si legge in un’indagine del 2023 dell’Eiopa – l’Authority europea del settore assicurativo – l’aumento previsto delle esposizioni ai rischi dovuti ai cambiamenti climatici “aumenterà nel tempo i livelli dei premi basati sul rischio, compromettendo potenzialmente l’accessibilità e la disponibilità a medio e lungo termine di prodotti assicurativi con copertura contro i rischi legati al clima”. In questo scenario, evidenzia l’Eiopa, le misure di adattamento legate al clima “riducono l’esposizione al rischio fisico dell’assicurato e le perdite assicurate, e possono essere uno strumento chiave per mantenere l’offerta futura di prodotti assicurativi danni che coprono i rischi legati al clima”.
Fra le misure prese in esame, ci sono valutazioni specifiche del rischio e la relativa consulenza sulle misure di prevenzione, sistemi di allerta e allarme contro eventi meteorologici estremi, o misure di prevenzione del rischio statico come persiane antiallagamento. Tali misure, osserva l’Authority, hanno un’ampia gamma di costi, dai 1.300 euro necessari per delle persiane antiallagamento, fino a 100mila euro per micropali contro il rischio di subsidenza. E dal lato delle compagnie non è così semplice valutare l’entità degli sconti sui premi, soprattutto a causa delle difficoltà nel valutare l’impatto preciso di queste misure sull’esposizione al rischio.
“Trovare un accordo è interesse di tutti”
Confindustria nazionale aveva chiesto un piano di incentivi dedicato, anche finanziato attraverso il Pnrr, in analogia con quanto previsto per il Piano Transizione 5.0: il governo non ha raccolto la sollecitazione, dando l’idea che l’accelerata sull’obbligo di assicurazione obbedisca soprattutto al desiderio di contenere la spesa pubblica, condividendo gli oneri col privato – le imprese che pagano i premi, e le compagnie che liquidano i danni. “Obbligare si può – conclude Matteini -, ma se i premi poi sono fuori mercato è un obbligo che non ha senso. Tutte le parti sono convenute in quell’ambito per poter trovare un accordo, perché è nell’interesse delle compagnie incassare, ed è interesse delle aziende di essere coperte per questi eventi che purtroppo sembra possano essere sempre più probabili”.