Una tassa occulta da 34 miliardi è pagata ogni anno, di tasca propria, dalle famiglie italiane per far fronte a cure e spese mediche. La componente della spesa sanitaria che i cittadini sostengono privatamente, non a carico del Servizio sanitario nazionale, è alta ed è in costante aumento, soprattutto per effetto dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle patologie cronico-degenerative.

Una ricerca dell’Ania, l’Associazione nazionale fra le imprese assicuratrici, diffusa nel corso dell’assemblea annuale 2022, ha fotografato una situazione che rischia di diventare insostenibile per le famiglie, in uno scenario pandemico e post pandemico. Tanto più grave se inquadrato nel contesto europeo. L’analisi evidenzia infatti che, a livello continentale, l’Italia risulta essere il Paese con la più alta incidenza da parte delle famiglie di utilizzo dei propri risparmi per curarsi: circa il 90% (rispetto a una media continentale del 74%). Globalmente, infatti, la componente della spesa sanitaria che gli individui sostengono privatamente ora ammonta a circa 38 miliardi. La mancanza di protezione assicurativa a copertura delle cure mediche risulta evidente se si pensa che appena poco più dell’8% di questi costi privati sono riconducibili alle assicurazioni e il 2,6% a fondi e casse sanitarie. La restante parte, 34 miliardi (il 90% citato in precedenza), è pagata ogni anno di tasca propria dalle famiglie.

Questo aspetto è socialmente iniquo – avverte la ricerca Ania – perché mette le persone di fronte alla scelta tra pagare (quando sono in condizione di farlo) o, aspetto ancor più grave, rinunciare alle cure nel momento in cui si è più fragili. Una fragilità che rischia di presentarsi in tutta la sua evidenza davanti a esborsi imprevisti che, in alcuni casi, diventano insostenibili. Ecco perché l’associazione che rappresenta le imprese di assicurazione che operano in Italia ritiene che «sarebbe proficuo riflettere seriamente su un nuovo modello di welfare che combinasse al meglio le risorse pubbliche e private, con un ruolo più ampio assegnato alla sanità integrativa che, basandosi su un principio di mutualità, tipico delle assicurazioni, garantirebbe maggiore uguaglianza ai cittadini e più elevati livelli di protezione per i malati».

In questo scenario, lo Stato italiano fa la sua parte, ma da solo non può farcela a garantire protezione integrale ai cittadini. Una tra le più significative voci di costo nel bilancio dello Stato deriva infatti dalla spesa sanitaria, che nel 2020 in Italia ha raggiunto i 122 miliardi (7,4% del Pil) e il cui onere è destinato ad aggravarsi (era circa il 5% del Pil poco più di venti anni fa), soprattutto per la bomba demografica che mette a dura prova il futuro del Paese, come rilevato anche dall’Istat.

Questo tema è stato fra i più rilevanti affrontati nel corso dell’Assemblea Ania 2022. «In tema di sanità – ha affermato la presidente Maria Bianca Farina – il ruolo del settore evolverà verso nuove soluzioni con l’obiettivo, ad esempio, di rendere la spesa sanitaria mutualizzata accessibile ai soggetti più vulnerabili e di promuovere l’offerta assicurativa di percorsi di prevenzione. Una quota significativa della spesa diretta (out of pocket), oggi pari a 34 miliardi di euro all’anno, potrebbe così transitare verso forme mutualizzate del rischio per aumentare la protezione e l’economicità dei servizi. Il ruolo della sanità integrativa potrebbe evolvere da una logica basata sul rimborso della prestazione a una presa in carico di cittadini e pazienti lungo l’intero percorso della salute, grazie in larga parte allo sviluppo della telemedicina».

Relativamente ai premi, nel 2021 l’incidenza di quelli afferenti a polizze collettive emesse da fondi sanitari e simili sul totale (polizze individuali e collettive) è scesa dal 59% nel 2020 al 56% nel 2021, tornando ai livelli pre-Covid del biennio 2018-2019; in aumento le percentuali delle restanti polizze, attestatesi al 32% per le polizze individuali e al 12% per le collettive. La raccolta dei premi afferenti ai fondi sanitari e simili è risultata stazionaria rispetto all’anno precedente (+0,2%), mentre le restanti polizze hanno registrato incrementi più significativi (+22,9% le altre collettive e +11,6% quelle individuali).

I premi contabilizzati (polizze individuali e collettive) afferenti al ramo malattia sono stati nel 2021 pari a 3,3 miliardi, di cui 621 milioni di nuova produzione (il 19% del totale), in crescita del 5,6% rispetto all’anno precedente (il new business è aumentato invece del 14,2%). La garanzia rimborso spese mediche ha rappresentato oltre i tre quarti (76,6%) della raccolta premi, per un importo pari a 2,5 miliardi, in aumento del 21,5% rispetto al 2020.

Ha fatto registrare invece un calo del volume dei premi la garanzia invalidità permanente (-1,3%), a fronte di un ammontare pari a 254 milioni (il 7,7% del totale). La quota dei premi relativi alla garanzia diaria è stata pari a 248 milioni, il 7,6% del totale premi, in netto calo rispetto all’anno precedente (-45,1%), come conseguenza di una nuova ridistribuzione di questi premi tra le altre garanzie effettuata da un numero ristretto di compagnie. Per quanto riguarda i soli premi contabilizzati, nel ramo malattia si è registrata invece una forte presenza di polizze collettive, pari al 68% della raccolta totale premi nell’intero anno 2021, due punti percentuali in meno rispetto all’anno precedente, con una conseguente quota di polizze individuali che si è attestata al 32%.

Fin qui i numeri. Più in generale, la presidente Farina ha evidenziato la necessità di rafforzare l’attenzione e le risorse sulla riforma del sistema di welfare. «Un tema, questo, di primaria importanza alla luce dei trend demografici e dei conseguenti maggiori bisogni di protezione dei cittadini – ha spiegato – . In uno scenario che vede sempre più la necessità di fornire risposte coordinate a sfide globali, l’assicurazione riveste un ruolo primario. È un attore consapevole del suo ruolo sociale».

Ma tutto ciò non basta per garantire il futuro del Sistema Paese. «Per proteggere gli italiani – ha concluso la presidente Farina – è innanzitutto necessario garantire uno sviluppo sostenibile della nostra economia. Malgrado la situazione attuale, la transizione ecologica non potrà essere rallentata. Il nostro settore è determinato a garantire un fattivo contributo, integrando i principi Esg nell’intera operatività e nella governance delle nostre imprese. In tema di welfare intendiamo investire in complementarità con il Pnrr».